Le operazioni di taglio gemme e lucidatura delle pietre preziose sono un lavoro di precisione in cui si combinano l’esperienza dell’orefice, l’impiego di tecniche all’avanguardia e la scelta dei materiali migliori. Le tecniche utilizzate per poter dischiudere appieno tutto lo splendore intrinseco delle gemme sono numerose, dalla lucidatura di esemplari irregolari fino al taglio, dipende tutto dalle caratteristiche della singola pietra e dall’effetto che si desidera ottenere. Solitamente, le pietre opache e traslucide si lucidano, si incidono o si tagliano a cabochon – ossia senza sfaccettature – mentre quelle trasparenti, invece, si sfaccettano, per farne risaltare la lucentezza. Com’è ovvio, le tecniche di ciascuna lavorazione si sono evolute nel tempo.
L’incisione della pietra, detta anche glittica, può consistere nell’incisione di disegni sulla pietra oppure nella realizzazione di piccoli oggetti, che si ottengono intagliando interamente il pezzo. In quest’ultimo caso, generalmente, si tiene il pezzo tra le mani e lo si lavora con un piccolo tornio fisso. Poi si procede alla lucidatura, impiegando materiali morbidi come il legno e il cuoio.
Molte volte nella glittica si usano pietre con bande colorate, come l’agata e l’onice, per la realizzazione di numerosi oggetti, come i cammei, che consistono appunto in figure intagliate su pietre preziose. Nell’intaglio, invece, la figura scolpita è costituita dalle parti vuote, formando in questo modo una sorta di immagine in negativo.
Per applicare queste tecniche, si taglia l’esemplare con una sega circolare impregnata di polvere di diamante e poi gli dà forma con dei dischi girevoli. Se si tratta di pietre opache, o con inclusioni, si procede invece al cosiddetto e già citato taglio a cabochon, mentre se si tratta di pietre trasparenti, si procede alla sfaccettatura. Nelle fasi iniziali di quest’ultima sì può lavorare la pietra tenendola con le mani, in quelle successive invece si utilizza un dispositivo, in cui va inserita la pietra, detto jamb peg.
Infine, si procede alla lucidatura per ottenere una superficie brillante. L’agata, giusto per fornire un esempio sui generis, viene prelucidata con dei dischi di materiale poroso ed infine, lucidata con dischi di legno, cuoio o altri materiali morbidi. Per la lucidatura delle pietre irregolari si utilizzano tamburi girevoli con motore elettrico. Le pietre vengono collocate, assieme ad acqua e un liquido abrasivo, nel rullo, che viene poi fatto ruotare lentamente. L’abrasivo deve essere cambiato periodicamente, passando da uno a grana grossa, nelle fasi iniziali, a uno dai granelli finissimi. Questo processo può durare anche diverse settimane.
Si tratta di un taglio diverso da quello che viene riservato a qualsiasi altra gemma e, infatti viene realizzato solo da specialisti. Il procedimento comincia con il clivaggio, attraverso il quale si individuano le linee di taglio e si stabilisce quanti pezzi si possono ricavare dall’esemplare grezzo. Questa tecnica si è evoluta fino ad arrivare a quella in cui la pietra mostra il massimo della sua bellezza: il taglio a brillante.
I diamanti di grosse dimensioni solitamente si dividono per percussione: colpendoli leggermente, si dividono secondo le direzioni di sfaldatura. Tuttavia, si tratta di una tecnica molto rischiosa, perciò oggi si preferisce procedere al taglio con raggi laser, più lento ma, senza dubbio alcuno, più sicuro e preciso.
Anche in gemmologia si assiste all’introduzione di nuove tecnologie e si possono utilizzare software per progettare i lavori che poi si dovranno eseguire fisicamente nelle pietre. In questo modo il tagliatore dispone di tutti i riferimenti per decidere quali sono le migliori linee di taglio per ottenere un gioiello di qualità eccellente. La progettazione si può avvalere di software Computer Aided Design (da cui appunto la sigla CAD).
Avere, in un certo senso, una “gemma virtuale”, progettata a video, comporta una serie di vantaggi, definendo forme, spessori, dimensioni, peso, fattori che sono in grado di evidenziare tutte quelle informazioni preziose, talora persino fondamentali, per la realizzazione del prodotto finito.
Per dare al diamante grezzo la sua forma definitiva lo si fissa ad un tornio girevole, mentre nel frattempo un altro diamante, sostenuto da un dop – uno strumento fondamentalmente analogo ad una pinza – lo sfrega, va ad aderirvi durante la rotazione. In questo modo si andranno ad arrotondare, a smussare gli spigoli. Nella fase finale, si realizzano quelle minuscole superfici, che una volta terminata la lavorazione verranno comunemente denominate faccette.
Sorreggendo il diamante con il dop, lo si orienta in base a determinate angolazioni su un disco di acciaio girevole ricoperto di polvere di diamante, lo stesso disco che viene poi utilizza anche per la lucidatura delle gemme.